Signorina seduta, bronzo colorato, 1934, Milano |
Visto così, dall'esterno, Fontana può sembrare un artista complicatissimo e mutevole: la facilità di assoggettarsi a tutti gli stili, la capacità di convertirsi continuamente, possono sorprendere come di fronte ad un giocoliere. Eppure con quanta logica lo scultore perviene agli Amanti della «Casa del Sabato» alla V Triennale, e alla Bagnante della Villa Studio. De Fiori e Zadkin, Despiau e Laurens, impressionismo, cubismo, espressionismo, tutti questi pretesti di cultura accennano già a risolversi in una espressione viva, in istile.
Per Simmel il significato dell’espressionismo è «l’interna commozione dell’artista che si prosegue nell’opera, o, meglio ancora, come opera, del tutto immediatamente così quale viene vissuta». Questo è il punto di arrivo di Lucio Fontana: la vita nell’arte.
Le ultime opere dello scultore non sono, a questa stregua, né una bizzarria né un paradosso, ma un tentativo di estrema coerenza. L’autore crede che esse siano le sue cose migliori; se’condo noi costituiscono i documenti più sensazionali della sua acutezza critica, nello sforzo di ridurre, per così dire, il gusto europeo alla sua ragion pura. Ma Lucio Fontana è veramente altrove: nella Vittoria degli aviatori e, meglio, nella Signorina seduta.
La Signorina seduta, contemporanea al Pescatore che fu creato per strappare un grido di ammirazione alla giuria del «Tantardini», e contemporanea alle sculture in nero, in nero e rosso, in nero e bianco, è, per ora, il capolavoro di Fontana. Rappresenta il disfacimento del volume, la pretesa di risolvere scultura e pittura su di un piano lontanissimo da Rosso: tutte le esperienze di gusto dello scultore e tutte le sue ossessioni cromatiche sono adunate nella perfetta unità dell’opera, e in quella veste nera che è un accento indimenticabile.
Edoardo Persico
Lucio Fontana, Edizioni di Campo Grafico, Milano 1936.
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