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martedì 27 settembre 2016

I pittori cubisti e Guillaume Apollinaire - storia dell'arte

pittori cubisti
I pittori cubisti in un libro di Apollinaire
I pittori cubisti e Guillaume Apollinaire - storia dell'arte. Recensioni d'epoca, 1946. Casa editrice Il balcone. Milano. Un'interessante collana di Testi e documenti d'arte moderna è stata iniziata dalla nuova casa editrice. Tra i primi volumi pubblicati è I pittori cubisti di Apollinaire. documento di notevole importanza per la storia dei movimenti che portarono, in reazione all'impressionismo, a un nuovo ordine pittorico la cui lezione era stata anticipata da Cézanne.

Non si tratta di un vero e proprio codice del cubismo: anzi, niente di sistematico è in queste meditazioni e in questi saggi sui principali protagonisti del movimento. Ma piuttosto di rapide illuminazioni di una profonda suggestione poetica. Nel presentare il volume Carlo Carrà dice che esso è pubblicato nella sua integrità originaria (anche se siamo consapevoli "che non tutte le affermazioni dello scrittore trovarono conferma negli sviluppi successivi della tendenza propugnata") appunto come documento di un'epoca ricca di esperienze e di vive passioni. A parte il fatto delle bellissime pagine che contiene, come quelle su Picasso, il libro ha ancora oggi un suo reale interesse critico: in rapporto proprio all'importanza che i problemi costruttivi e geometrici, scrive Carrà, hanno avuto e che tuttora hanno nello svolgimento della pittura contemporanea.
Il poeta dimostra infatti, col linguaggio che gli è proprio, che a due bisogni risponde l'arte figurativa moderna: il primo consiste nel sottomettere la natura alle virtù plastiche, alla purezza e all'unità; il secondo vuole che la pittura sia riportata in una realtà indipendente dal fenomeno visivo naturalistico. A questo si aggiunga che il cubismo si dichiarò subito contro le incontrollate passioni ed ogni ideologia romantica, volendo che la fantasia dell’artista fosse dedotta con consapevole coscienza. All'empirismo artistico Apollinaire oppone lo spirito creatore di una dialettica che tende a continuare la grande linea classica senza il concorso delle vecchie abusate formule. Il testo è arricchito da una trentina di tavole che illustrano opere di Picasso, Braque, Metzinger, Gleizes, Marie Laurencin, Gris, Leger, Picabia, Duchamp, Duchamp-Villon. A. Po.

Emporium, rivista d'arte, numero di marzo 1946

domenica 25 settembre 2016

Scultura gotica in Lombardia - bibliografia e recensioni

scultura gotica
scultura gotica
Scultura gotica in Lombardia - bibliografia e recensioni. Costantino Baroni, che, oltre ad aver ricoperto la carica di direttore dei musei Civici di Milano, è stato storico dell'arte, giornalista e scrittore (1905 - 1956) ha pubblicato, nel 1944, il libro Scultura gotica lombarda per le Edizioni d'arte milanesi Emilio Bestetti. Qui ne pubblichiamo la recensione della grande rivista Emporium (vedi > altri stralci dal periodico) uscita nell'aprile del 1946.

L'ampia e acuta trattazione di Costantino Baroni pone il problema nei suoi termini giusti inquadrando la scultura lombarda del periodo gotico al posto tutt'altro che trascurabile che gli compete nel campo della grande arte nazionale fra Tre e Quattrocento, affermandone l'importanza nella formazione di un'autonoma cultura formale lombarda, che allacciandosi alla tradizione romanica riuscì a formarsi un popolaresco linguaggio ricco di intuizioni nuove. "Qui davvero ci si rende conto - scrive Baroni - di una continuità di sviluppo che l'evoluzione del gusto e le novità venute da fuori mai riuscirono a rompere del tutto, almeno fino a che la grandiosa impresa della cattedrale di Milano, dandoci in braccio alla nutrita maestranza nordica, non ebbe rovesciato i termini di una posizione prima sostanzialmente equilibrata".

Da Como e da Verona muovono le due salde correnti che, in vario modo venute ad un incontro, danno una scultura monumentale estremamente leggibile e discorsiva, semplice di schemi, compatta e grave, ancora fondamentalmente romanica e che si differenzia dalla più colorita e bizantineggiante plastica veneziana. Il saggio del Baroni, erudito, ma insieme ricco di illuminate sintesi critiche, ha appunto il compito di cogliere nell'oscuro lavorio delle maestranze lombarde che più direttamente trassero dal ceppo antelamico le vie di espressione abbastanza autonome attraverso le quali con Guido da Como si giungerà alla calma monumentale di Fra Guglielmo e con gli ultimi Campionesi alle imperiose romaniche statue equestri di Can Grande della Scala e di Bernabò Visconti; scrutarvi quanto di gusto toscano sia penetrato nel sangue di questi spesso oscuri artefici e quanta cultura nordica sia nel loro bagaglio culturale di galli germanizzati da tenaci penetrazioni etniche.

La rivalutazione della scultura gotica in Lombardia è fatta attraverso un approfondito studio che, valendosi dell’analisi stilistica comparativa estesa ad un complesso di monumenti ignoti ai più, tiene conto anche di alcuni dati ambientali, come raffronti con la parallela produzione pittorica ed orafa. Amplissimo il numero delle tavole illustrative di monumenti in molti casi fotografati ex novo o per la prima volta.

Rivista d’arte e di cultura Emporium numero dell'aprile 1946