venerdì 16 settembre 2016

Aronne, Mosè e il vitello d'oro

Aronne
Aronne, Mosè e il vitello d'oro. Fratello e compagno di Mosé nella liberazione nel governo del popolo ebreo e primo sommo sacerdote del Vecchio Patto (vedi Esodo e Numeri, I-XX). Ricco di qualità appariscenti – presenza solenne, parola forbita, efficace eloquenza – Aronne era l'uomo ideale per il compito quasi puramente rappresentativo riservatogli a fianco del vero capo: ma a queste doti univa anche autentiche virtù – come uno schietto riconoscimento dei suoi limiti e un arrendevole docilità - che ne facevano un compagno davvero prezioso per il grande condottiero da lui coadiuvato con inesausta e fervida fedeltà, rafforzata anche dalla consuetudine del comune lottare e soffrire.

vitello d'oro
L'adorazione del vitello d'oro
di Nicolas Poussin
Tuttavia tanta vicinanza rattrappisce nel contrasto con la sua figura di buon mediocre in proporzioni così modeste che talora rischiano di sfiorare il grottesco. Questa è spesso la sorte dei piccoli sui quali si ferma la compiacenza dei grandi: che si sentono riposare sulla loro semplice intimità e perciò li cercano e li amano con l'abbandono persino nelle loro debolezze e i loro errori che sopportano con inconsueta clemenza; mentre, naturalmente, non sempre riesce i piccoli di fondere perfettamente l'ammirazione e l'amore per chi li fa così inopinatamente oggetto delle proprie predilezioni, e soprattutto ben difficilmente riescono a mantenersi a un livello, per le loro stature, troppo innaturale.

Così Aronne conobbe dei fugaci momenti di superficiale infedeltà verso il suo grande collega e amico, come quando si unì alle critiche di sua sorella Maria contro di lui; ma soprattutto rivelò la sua congenita debolezza quando, impaurito dalla sollevazione del popolo che credeva Mosè consumato dal fuoco di Dio sul Sinai, acconsentì a fondere il vitello d'oro e a divenire il goffo ierofante aggravando, anzi, con il suo zelo dissennato la secessione religiosa di Israele. Era una colpa gravissima, eppure non si legge che egli ricevesse un sol rimprovero da Mosè. La sua presenza della resto giovava incontestabilmente a salvare questi dalle accuse di tiranno che più facilmente avrebbero potuto bersagliarlo se fosse stato solo al governo del suo popolo; e la sua perdita, alla vigilia di iniziare la conquista della Terra Promessa, fu assai più, per il liberatore di Israele, della perdita d'un prezioso anche se umile collaboratore: fu la perdita di un autentico fratello spirituale.

Nessun commento:

Posta un commento