martedì 16 agosto 2016

Dafne e Apollo: il mito dell'amore irrisolto e non realizzato

Apollo e Dafne
Apollo e Dafne, di Paolo Veronese
Dafne e Apollo: il mito dell'amore irrisolto e non realizzato. Chi era Dafne? Un personaggio notissimo del mondo poetico classico, tra quelli a godere di maggior fama in tutte le età, a partire, particolarmente, dall'età ellenistica. Tuttavia, come accade spesso la rielaborazione che il personaggio e le sue gesta subirono durante le varie età rende difficile la sua ricostruzione storico-poetica. Dafne pare abbia avuto tre localizzazioni. Arcadia (fiume Ladone), Laconia (ad Amicle) e Tessaglia (fiume Peneo). La vera origine però è da cercarsi in Arcadia, anche se la tradizione letteraria si impadronì di tutte e tre le versioni, spesso producendo delle contaminazioni. Il carattere inconfondibile e costante è la scontrosità all'amore e la giurata verginità, in contrasto assoluto con la sua bellezza smagliante, tale da fare di Apollo un'insistente e appassionato amatore. Votata al culto di Diana, e quindi provetta cacciatrice, il dio si invaghì di lei talmente che la inseguì infaticabilmente in una folle corsa: sul punto di essere raggiunta Dafne invocò il padre Peneo perché la mutasse in albero per sottrarsi alle brame divine. Sul luogo sorse improvvisamente l'alloro, che Apollo al suo proprio culto consacrò in memoria perenne del suo primo – anche se vano – amore.

Dafne
Apollo e Dafne (1688-90), di Jacob Auer
Così narra Ovidio nel primo libro delle Metamorfosi, e questo è il racconto più completo che possediamo, per quanto già contaminato dalla tradizione precedente. Dafne è il simbolo della verginità che si sacrifica in olocausto di sé, come completamento della bellezza, prerogativa di una "vera femminilità", che acquista il suo massimo pregio quando diviene non conquistabile. Sotto questo aspetto il mito di Dafne interessò di ellenisti e i Romani, cantori dell'amore insoddisfatto e dolente, espressione di una intellettualità estetica che trova il suo completamento della contemplazione del proprio dolore o nel rimpianto. E su antichissimi resti di primitive religioni fiorì la figura di Dafne-alloro, con i suoi motivi fondamentali: l'inseguimento del dio, la metamorfosi in alloro, la verginità e l'amore alla caccia al servizio di Diana.

Questi elementi furono consacrati alla poesia – e di cui passarono tutta la tradizione culturale antica, comprese le arti decorative – da un poeta ellenistico, che, probabilmente anche nelle situazioni, oltre che nell'azione, servì da modello pure a Ovidio (anche se non sappiamo in che misura) e non fu ignoto a Nonno, che sovente nelle sue Dionisiache commemora la triste sorte della vergine. Contaminazione della saga apollinea è la favola di Elide, secondo la quale Leucippo, invaghitosi della fanciulla, per raggiungerla indossò abiti femminili a ciò consigliato da Apollo, geloso di lui e deciso a rovinarlo; ma costretto al bagno nel fiume e scoperto dalle vergini compagne fu trafitto dai loro stessi archi. Di questa tradizione, messa in versi dal poeta Diodoro Elaite, non possiamo dire altro che presenta i segni di una quasi sicura posteriorità dell'azione e nella situazione, pur rimanendo incerti i rapporti con la tradizione antica.

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