Francesco Tadini - articolo su Gianfranco Pardi |
Queste parole di Benn contengono forse tutto il senso del tragico sconvolgimento che la struttura del discorso ha subito nella cultura di questo secolo. Questa frantumazione, questa perdita dell’integrità, hanno una corrispondenza nel ribaltamento del concetto di spazio messo in atto dalla pittura dell’Occidente moderno.
La dicotomia mostrare dire e consumata in questo spazio. La pittura scava fino al vuoto, mostra questo errare in territori sconosciuti e si mostra, silenziosa, senza pudore, espone nuda la propria afasica presenza.
Zeitgeist.
In fondo c’è qualcosa di nostalgicamente premoderno in molte delle poetiche “postmoderne “; il desiderio di credere in un uomo integro che guarda (da quel “punto ragionevole ” che figura appunto la razionalità premoderna) un mondo intero.
Così la coscienza della crisi di tutti i valori, che ha segnato la nostra epoca, si trasforma nel suo paradossale contrario, una specie di assunzione acritica della crisi come “tutto il valore”.
Si può dire che l’interpretazione della pittura è “interminabile”, indefinita e infinita, l’opera non ha un rovescio.
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