domenica 10 gennaio 2016

Emilio Tadini: il grande artista visto da Vittorio Fagone per una mostra del 1972

francesco tadini
Emilio Tadini, Città Italiana
Emilio Tadini: il grande artista visto da Vittorio Fagone per una mostra del 1972 . Francesco Tadini Archivio - dal catalogo della mostra alla galleria Quattro venti di Palermo. A rendere singolare la posizione del pittore Tadini nel quadro della ricerca artistica contemporanea contribuiscono due determinazioni: la prima è la particolare formazione, e esperienza, da cui l’artista proviene (Tadini ha pubblicato una decina d’anni fa un romanzo, «Le armi, l’amore », che destò parecchio interesse e come critico d’arte ha scritto numerose illuminanti pagine sulla situazione artistica italiana a cavallo degli anni cinquanta-sessanta); la seconda, più consistente, è la precisione inequivoca con cui egli va dichiarando perimetro e verso di una ricerca nell'immagine testimoniata, e esemplificata, dentro conclusi cicli di opere (ricordiamo «La vita di Voltaire» del 1967, « Color & Co. » del 1968-69). Esiste un luogo dove le due determinazioni s’incrociano, e in quale direzione?

Se si riconsidera lo spazio dell’invenzione campo attivo di una poetica moderna, come punto di recupero e di deragliamento di una convenzione (letteraria e linguistica), è certo questo il luogo dove punta con insistenza persuasiva il discorso di Tadini, il suo continuo appellarsi a immagini consuete come parti di una memoria infrazionabile. Una invenzione tanto più esplicita quanto meno definita, definibile, è la disposizione dei singoli articoli-oggetti-personaggi ritrovati; cosicché alla fine le immagini, i luoghi della invenzione cessano di essere strumenti, o semplici indicazioni di percorso, e liberano una evidenza incomprensibile, una figuralità illusoria e provocante.

Si tratta di un’operazione abbastanza sottile, che calcola lo scarto delle associazioni e ne blocca le uscite prevedibili riportandosi ai momenti di costituzione dell’immagine.

Certi meccanismi narrativi sono ben noti a Tadini. Ma non è sicuramente il racconto la chiave, la strutture del suoi quadri, quanto piuttosto la delimitazione di uno spazio dove un’azione è possibile, la genesi non fortuita di certe figure-segnali; gli interessa la possibilità di relazione tra oggetti diversi, ma anche - e forse più - l’impossibilità di certe relazioni. Lo spazio figurativo che egli a questo modo riconquista è ottenuto per una serie di alterazioni rispetto a una totalità univoca e inerte.

Le serie di dichiarazioni che Emilio Tadini premette alle sue opere più recenti presentate in questa mostra, e che appartengono tutte agli ultimi cicli «Viaggio in Italia» e «Paesaggi di Malevich », sono in questo senso indicative. Quando Tadini annota, a proposito del lavoro onirico come analizzato da Freud nell’« Interpretazione dei sogni», che per Freud è più importante l’analisi di un processo che la decifrazione di un cifrario, l’elaborazione di una sintassi che la compilazione di un dizionario - Tadini è interessato delle analogie tra attività onirica e il lavoro del figurare - egli formula anche una dichiarazione di poetica. A lui interessa più che l’oggetto di una rappresentazione figurativa la dilatazione di uno spazio di relazioni o di significati; l’identificazione di un contesto, di uno dei contesti possibili o impossibili, attraverso un gioco di spostamenti o false somiglianze (si pensi alle valige di marmo, ai solidi sospesi nel vuoto, allo spazio artificiale nella quale si dispongono gli oggetti di una stanza), più che l’inquadramento o l’accumulazione di una serie di oggetti-figure.

Ma ci sono altri due elementi da precisare per una essenziale comprensione del lavoro di Tadini. L’irreversibile specificità di costituzione di una struttura pittorica, e posizione e orientamento di tutto il suo lavoro rispetto al fronte della realtà. L’uso del colore e del disegno in Emilio Tadini è singolare. Il colore è disteso per superfici nette, rigorosamente delimitate da un disegno spesso costruito con un segno inciso come in negativo; se un colore si incontra con un altro colore non vi si mescola per
accostamenti di tono ma opponendo contorno a contorno (spie indicative sono le false ombre portate, le marezzature del marmo).

Esso si fa continuo, neutro come spazio conclusivo del quadro: in questa dimensione è tale da sostenere e provocare l’allentamento degli schemi ovvi di associazione ai quali più sopra si è accennato, lo scardinamento temporale (che è il luogo di analogia più acutamente pronunciato rispetto alla scena onirica). Questo spazio rigetta improvvise accensioni o modulazioni, liriche o pittoricistiche, ma assorbe e fa vivi i taglienti trapassi cromatici come occasioni percettive significanti.

Nel momento in cui tale processo si realizza c’è anche l’opposizione precisa a una determinazione formalistica. Che è spiegazione di un orientamento rispetto al nodo natura-cultura, avvertito dall’artista come uno dei luoghi decisivi delle contraddizioni dell’uomo occidentale. Tadini ha trascritto in alcune sue note recenti una delle fondamentali dichiarazioni utopiche dei «manoscritti» di Marx «la società è la compiuta consunstanziazione dell’uomo con la natura, la vera resurrezione della natura, il realizzato naturalismo dell’uomo e il realizzato umanesimo della natura ». Per Tadini la natura non è il paesaggio fuori di noi, non ‘e un oggetto di dominio «ma qualcosa con cui avere un (faticoso) ricambio organico, una estraneità di cui una parte di noi fa parte, da smuovere a una creatività "socialmente organizzata". Per questo, lo spazio figurativo che Emilio Tadini rivisita non si propone come uno spazio, confortevole o separato, di credibilità, ma come campo di vigile e non chiusa attenzione.

VITTORIO FAGONE dal catalogo della mostra di Tadini alla galleria Quattro venti, Palermo 1972

Archivio e Casa Museo Spazio Tadini HUB
responsabili: Francesco Tadini e Melina Scalise


per contatti: milanoartexpo@gmail.com - francescotadini61@gmail.com
Spazio Tadini / Francesco Tadini indirizzo: via Jommelli 24, 20131, Milano
Telefono: +39.3662632523

1 commento:

  1. E' stato un grande piacere averlo conosciuto e frequentato, un'artista completo in tutti i sensi!!!!!

    RispondiElimina