venerdì 8 gennaio 2016

Tadini visto da Enrico Crispolti - Archivio Francesco Tadini

Francesco Tadini
Emilio Tadini 
Francesco Tadini - archivio opere e testi Emilio Tadini - Testi critici su Tadini. ENRICO CRISPOLTI dal catalogo della mostra allo Studio d'Arte Condotti, 1972. Malgrado l’autonomia e l’autosufficienza dei risultati, fra scrittore, e critico, e pittore, nell’attività di Tadini, c’è tuttavia un comune denominatore che si legge nella radice più intima di quel controllo continuo della ragione, non come astratta razionalità, bensì come metodo di sperimentazione di processi, che proprio infine in modi diversi ricorre in tutti gli aspetti d’espressione della sua personalità. 

Non che il Tadini pittore si spieghi con il Tadini scrittore, o con il Tadini critico. Ma certo che quando si parla, come è giusto fare, per la pittura di Tadini, di immagine come segno figurativo d’un discorso logico, d’una elaborazione d’ipotesi di pensiero, sarà utile ricordare che appunto Tadini è stato scrittore, come è stato critico, e molto acuto e personale (a lui è legata la stagione milanese dalla quale sono nati Romagnoni, Adami, e altrimenti Cavaliere). 

Tuttavia la pittura di Tadini non è certo letteraria (come si diceva, di quella di Savinio): infatti non discende da un discorso letterario, perchè il modo di avanzare ipotesi di relazioni di pensiero, che mi sembra essere per Tadini il solo modo di porsi nella realtà, è una condizione costante della sua personalità, starei per dire però a monte delle diverse determinazioni che di volta in volta ritiene necessario assumere. 

Queste determinazioni sono esattamente il modo di spingere l’ipotesi al massimo limite della sua capacità di promuovere conoscenza nuova della realtà. Così la sua necessità di essere pittore non nasce per Tadini appunto dalla volontà di tradurre in immagini figurali immagini letterarie, bensì dalla convinzione che solo il materializzarsi in figura renderà configurabili tali immagini, o meglio promuoverà l’ipotesi di conoscenza nuova che quelle immagini simboli di relazioni di pensiero riusciranno — ed esse soltanto, insurrogabili — a configurare. Così che la figurazione per Tadini è evidenza plastica conclusiva di un discorso logico, la cui analisi tuttavia, ripeto, soltanto in tale evidenza plastica può realizzarsi, altrimenti sfuggendo alla conoscenza. 

Così per Tadini l’immagine vale in quanto simbolo mentale; non è concettuale, bensì è figura caratterizzante un discorso mentale, la cui realtà ed efficienza è tuttavia appunto soltanto nella sua caratterizzazione simbolica in figura. Così Tadini non propone un narrativo nelle sue « scene >> nei suoi « in- terni »: essi non rappresentano se non il campo operativo delle « pedine » figurali d’un discorso mentale d’ipotesi su processi e relazioni che riguardano sì intimamente la realtà, ma non in senso ottico, bensì secondo una sorta di strutturalismo psichico e comportamentistico, non accettato tuttavia in leggi prefissate, quanto scandagliato in ipotesi d’analisi di processi, di virtuali strutture del reale. 

Si potrebbe forse parlare per la pittura di Tadini d’una sorta di metafisica logica, anziché onirica, d’illuministica chiarezza, anziché arcana ed epifanica. Non si creda tuttavia che Tadini intenda limitare e chiudere il gioco dei significati di questi simboli figurali messi in campo, e risolventi in figura, processi di natura mentale. In realtà il gioco d’ipotesi analitiche che il pensiero elabora, e in figura caratterizza, come solo modo d’essere attivamente nel reale, quel gioco dico include nei propri termini anche la molteplicità interpretativa del simbolo. Cioè le stesse figure che Tadini pone sulla tela, e che quei processi di pensiero figurano, sono poi interpretativamente « aperte », offrono un gioco d’ipotesi di significati molteplice e ampio: sono, se così si può dire, simboli aperti, non simboli chiusi e allegorici. 

In fondo il discorso figurale che Tadini conduce mi sembra essere un discorso di segni di diversi sistemi posti ipoteticamente a frizione in un processo sperimentale, ipotesi di interrogazione sulle strutture del reale (sociologico e ontologico): universo di segni. 


La Casa Museo Spazio Tadini di via Jommelli 24 a Milano è  sede dell'Archivio delle opere del grande artista scomparso nel 2002. Francesco Tadini e Melina Scalise organizzano nella location milanese mostre e eventi d'arte in memoria di Emilio Tadini.

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